Enciclopedia V

Enciclopedia di Bricoportale. Termini che che iniziano con “V”

Un pezzo in rotazione presenta una velocità lineare, alla periferia, diversa dalla velocità di un punto che è più vicino al centro di rotazione.Le diverse velocità periferiche di punti situati su diversi raggi sono da tenere in considerazione quando si lavora al tornio; infatti, mentre si lavora, si asporta materiale e si riduce il diametro dell´oggetto tornito. Pertanto se una velocità periferica è sufficiente per eseguire un dato lavoro può essere insufficiente quando l´utensile che asportail materiale è sceso in profondità è quindi il raggio dell´oggetto è diminuito. E’ utile, quindi, essere in grado di variare la velocità di rotazione del tornio in modo da mantenere entro limiti accettabili le velocità periferiche dei pezzi lavorati.

Tipo di moquette dotata di un sottofondo di lattice morbido nel quale sono inseriti i ciuffi di pelo, che può essere di tipo sintetico o naturale. Disponibile in un´ampia gamma di colori e disegni, ha una buona durata, che dipende dal tipo di fibra e dallo spessore del pelo. La manutenzione deve essere particolarmente accurata in quanto, all´interno del pelo "aperto" del velour, si possono annidare facilmente polveri e altri detriti. E’ necessario passarvi il battitappeto praticamente ogni giorno.Per quanto riguarda la manutenzione si può lavare la moquette con l´elettrodomesticoapposito, ed eventualmente smacchiarla con una soluzione di acqua e ammoniaca.

Termine generico che indica il trattamento che si esegue su alcuni pavimenti in parquet o listoni per mezzo di particolari sostanze plastiche e liquide. II parquet deve essere perfettamente pulito e la sostanza deve essere applicata a pennello come una normale vernice, in più mani. Questo tipo di sostanza indurisce notevolmente e crea un film durissimo e resistente al calpestio in modo da proteggere il legno per lunghissimo tempo.

Attrezzo a motore dotato di un´ampia suola che viene poggiato su pavimentazioni in AUTOBLOCCANTE per assestare gli autobloccantistessi nel sottofondo. Il motore, infatti, trasmette una forte vibrazione alla suola che colpisce ripetutamente, e su una certa superficie, la pavimentazione, realizzando l´assestamento. Quando si realizza in proprio una copertura di una superficie con elementi autobloccanti è conveniente affittare, presso una ditta specializzata, un vibratore per realizzare l´assestamento necessario.

Particolare tipo di imbuto molto allungato che viene fornito nelle
confezioni delle pistole a spruzzo elettriche. Il viscosimetro permette
di controllare e calibrare l’esatta diluizione di una pittura in modo da
poterla spruzzare senza difficoltà con la pistola. L’impiego del
viscosimetro è semplice: si riempie l’imbuto della pittura da utilizzare
e si controlla con l’orologio quanti secondi impiega l’imbuto stesso a
svuotarsi.
Consultando una tabella di riferimento, che viene
fornita insieme alla pistola a spruzzo, si verifica se il tempo è troppo
lungo o troppo breve: nel primo caso è necessario diluire la pittura
fino ad arrivare al tempo giusto, nel secondo caso conviene aggiungere
una pittura più densa in modo da ottenere il tempo di svuotamento, e
quindi una fluidità, esatti.

Il termine deriva, per analogia, dal nome della pianta che produce
l’uva, per la forma a spirale del tronco: in effetti la caratteristica
che accomuna tutti i tipi di vite è proprio la presenza di una spirale,
chiamata filetto, verme o pane (ecco perché si dice che una vite
rovinata è spanata).
Vite, comunque, è un termine generico, che
comprende un gran numero di versioni: anche quello che di solito
chiamiamo bullone è più esattamente una vite a testa esagonale. Per
quanto riguarda il gambo, invece, possiamo tracciare una prima
distinzione tra due tipi fondamentali, a cui corrispondono procedure
d’applicazione completamente diverse. In un caso abbiamo viti che
possono essere serrate solo inserendole in un foro filettato od
utilizzando un dado, nell’altro abbiamo viti che, per così dire, creano
da sole la filettatura femmina penetrando nel materiale (chiamate, con
una certa approssimazione, autofilettanti). Le viti del primo tipo,
assai usate nel campo della meccanica, sono disponibili con filettatura
metrica o a pollici, in moltissime misure e con teste di diversa forma:
esagonale, cilindrica con esagono interno (più conosciute come viti a
brugola), svasata, ecc.; per assemblare tavole di legno (staccionate,
cancelli rustici e simili manufatti) si usano ad esempio viti a testa
tonda con quadro sottotesta, che vanno inserite in fori predisposti e
poi bloccate col martello: il rilievo di forma quadrata si pianta nel
legno e tiene fermo il gambo mentre si serra il dado. Le viti del
secondo tipo, invece, hanno una filettatura a passo più lungo (il passo è
la distanza tra le spire) e, nel caso dei metalli, possono essere
inserite solo su elementi di modesto spessore (la lamiera rimane
rinchiusa tra due spire successive). Un discorso a parte meritano le
viti da legno che, nella versione più tradizionale, hanno il gambo
conico: questa caratteristica, infatti, era del tutto adatta all’epoca
in cui i fori si eseguivano a mano e risultavano anch’essi conici.
• Dovendo unire due tavole di legno con una vite tradizionale, sarebbe
in teoria necessario eseguire il foro in 2 fasi: prima uno di piccole
dimensioni, che attraversi il primo elemento e penetri in parte nel
secondo, poi un foro più grande nel primo pezzo, per ospitare il gambo
della vite.

Prodotto verniciante di origine molto antica: veronix, cioè “resina
odorosa” nel latino medioevale, deriva dalla città di Berenice, in
Cirenaica, da cui veniva importata. La vernice è una miscela di varia
densità formata da una sostanza filmogena e da un solvente: la prima può
essere un olio insaturo, detto anche siccativo, (e allora si parla di
vernici ad olio), una resina a base di derivati della cellulosa (alla
nitrocellulosa o, più semplicemente alla nitro), o una resina sintetica
(fenolica, acrilica, poliuretanica, epossidica, poliestere, siliconica,
ecc.).Per rifinire il legno si usano anche vernici all’alcool, nelle
quali la sostanza filmogena è costituita da resine naturali come la
gommalacca, il coppale, la sandracca, ecc. Anche il solvente può avere
diversa natura ed essere costituito da acqua, diluente sintetico, acqua
ragia, alcool, ecc. In aggiunta a questi componenti di base, le vernici
possono contenere alcuni additivi che ne aumentano la fluidità
(diluenti), favoriscono la formazione di un film elastico
(plastificanti), migliorano la resistenza ai raggi ultravioletti
(filtranti) o conferiscono un minimo di colorazione (pigmenti). In senso
stretto, infatti, la vernice è sempre un prodotto trasparente, non
necessariamente incolore: quando la quantità di pigmento è tale da
realizzare una finitura coprente si parla allora di smalto.